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Progetto Filiera Corta

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E' possibile produrre pellet Italiano in filiera corta?

 

Molte persone non sono ancora sensibilizzate sugli effetti negativi che i trasporti delle merci che consumiamo hanno sull’ambiente.. L’utilizzo delle energie rinnovabili quali il pellet ha lo scopo principale di ridurre la dipendenza a fonti legate al petrolio, allora qual è il senso di acquistare un prodotto proveniente da paesi distanti migliaia di chilometri? E’ come cercare di riempire di acqua un secchio bucato! Definire il valore delle emissioni di un camion (TIR) non è immediato, cambia dal modello, dalla stagione, dallo stato di manutenzione e perfino dallo stile di guida dell’autista. Senza inoltrarci in calcoli complessi prendiamo in considerazione il limite di legge ad oggi in vigore, sperando che tutti lo rispettino, che è di 175 g/km (limite che dovrebbe scendere a 147 g/km dal 2020).

Produrre in filiera corta vuol dire reperire la materia prima, nel nostro caso legno vergine, entro un raggio di 70 km. Questo significa limitare i trasporti e l’inquinamento da essi prodotto il quale spesso annulla i benefici ambientali generati dall’utilizzo di fonti rinnovabil​

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Quanto inquina un sacco di Pellet?

Facciamo un  esempio: un pellet che arriva su camion dall’Ucraina e percorre una distanza media di 1.600 km. Consideriamo solo il viaggio di andata e che parta da una località vicina la confine. La quantità di CO2 emessa dal mezzo di trasporto è di (175*1.600) 280.000 g ovvero 280kg. Il limite di carico in Ucraina è superiore ma dovendo attraversare l’Ungheria il limite è ridotto a 26 Ton quindi abbiamo un’emissione media di 10,76 kg di CO2 per ogni tonnellata di prodotto, ovvero circa 161,53 g di CO2 per ogni sacco di pellet da 15kg.

Il Nostro Progetto

NDUSTRY 4.0 ovvero ottimizzare i cicli produttivi per essere competitivi nei mercati con il costo della manodopera “alto” rispetto ai paesi emergenti. Questo è anche il nostro obiettivo.>>

Industria 4.0 è la definizione di macchinari, impianti ed attrezzature “intelligenti” ovvero dotati di sensori, computer, software ed algoritmi di calcolo i quali permettono l’ottimizzazione dei processi riducendo le inefficienze legate ai vecchi sistemi produttivi. Industria 4.0 non vuol dire sostituire l’uomo con dei robot, ma significa integrare l’intelligenza e l’abilità umana con l’intelligenza artificiale per ottenere dei risultati qualitativamente importanti, non raggiungibili solo con delle semplici braccia umane. Industria 4.0 significa qualificare le attività umane, “liberarle” da processi pesanti e pericolosi per la salute umana, integrare processi produttivi con le esigenze di mercato con le esigenze individuale. I processi diventano più flessibili, tutti i parametri sono mantenuti costantemente sotto controllo per ottenere un prodotto sempre rispondente ai requisiti di qualità. PLC, CPU, HMI, Robot antropomorfi di ultima generazione, inverter, Sensori analogici e digitali per controllare pressioni, temperature, umidità, pesi, Ossigeno, limiti di rottura, controllo calore specifico… Tutto questo integrato e collegato in network per poter decifrare dai vari segnali tutte le informazioni del processo ed adattare ai requisiti impostati. Dov’è l’uomo con tutte questo silicio? Le macchine assicurano il processo, l’umo assicura il buon funzionamento delle macchine.

L’impianto di produzione di OLTREPELLET è stato pensato e progettato in “Industria 4.0” ma ci sono dei processi, all’inizio ed alla fine della linea di produzione che rimangono rigorosamente sotto la responsabilità dell’uomo. La parola d’ordine rimane sempre integrazione, anche tra uomo e robot.